I documenti segreti di Mussolini all’Ambasciata Italiana di Washington
By Gianna Pontecorboli in La Voce Di New York
All’incontro parteciperanno anche Roger e Steven Sabbadini, fino ad ora proprietari privati dell’archivio.
Foto mai viste degli incontri di Hitler e Mussolini, lettere firmate personalmente dal Duce, comunicazioni riservate e strategie d’attacco del regime finora sconosciuti. In parte perfino provenienti dalla scrivania personale di Benito Mussolini.
Questo l’incredibile patrimonio archivistico di cui sarà celebrato oggi il passaggio di proprietà durante una cerimonia organizzata dall’Ambasciata italiana di Washington in collaborazione con il Centro Primo Levi di New York e l’United States Holocaust Memorial Museum.
All’incontro parteciperanno anche Roger e Steven Sabbadini, fino ad ora proprietari privati dell’archivio raccolto dal padre Alessandro, detto Alex, durante la Seconda Guerra Mondiale, e che hanno deciso ora di donarlo al David M. Rubenstein National Institute for Holocaust Documentation.
”La donazione è un passo importante nell’ambito della progressiva apertura degli archivi storici e permetterà agli studiosi di approfondire alcuni aspetti della storiografia, come quello della partecipazione ebraica alla lotta contro il nazi-fascismo in Italia, che finora sono rimasti in ombra”, spiega la direttrice del Centro Primo Levi Natalia Indrimi.
Le centinaia di documenti e foto che potranno ora essere consultati da tutti raccontano non soltanto una vicenda in gran parte sconosciuta della guerra combattuta dall’esercito americano in Italia ma anche l’affasciante storia personale del protagonista che li ha raccolti.
Nel 1938, le leggi razziali privano Alex Sabbadini, un giovane romano, del suo posto nell’esercito e il ragazzo, come tanti altri, lascia la famiglia e cerca un rifugio negli Stati Uniti. Nella sua nuova patria, il governo americano offre anche a lui, come a tanti altri giovani ancora considerati ”enemy aliens”, un posto nell’esercito, pronto a sfruttare la loro conoscenza del territorio e della lingua dei paesi nemici.
Alex Sabbadini, ansioso di combattere contro un regime che lo ha privato dei suoi diritti, diventa così un ”G-2 Intelligence Officer” nella US 5th Army con il grado di sergente e sbarca prima in Sicilia e a Salerno poi, in una fredda notte di gennaio del 1944, a Anzio, a poche centinaia di metri dalla casa che apparteneva alla sua famiglia e dove, ragazzino, passava spensierate estati al mare.
Il suo compito è quello di trovare e analizzare i documenti che il comandante tedesco ha lasciato dopo essere fuggito dal suo quartier generale di Nettuno. In un libro pubblicato nel 2017 da Alighieri Publisher con il titolo ”Unavoidable Hope”, il figlio Roger ha raccontato le emozioni del padre nel rivedere la sua casa, la sua angosciante tristezza di non poter avere notizie della sua famiglia rimasta a Roma, ma anche l’aiuto che gli abitanti e i partigiani locali gli hanno dato per completare la sua missione di militare americano.
Per Alex, poi, l’impegno più delicato arriverà oltre un anno dopo, quando gli verrà dato l’incarico di catturare lo stesso Mussolini, che ha trovato rifugio nella sua villa sul Lago di Garda. Il Duce, secondo il racconto di Roger Sabbadini, fu avvertito a tempo e riuscì a scappare un’ora prima dell’arrivo del giovane sergente, ma le sue carte rimasero in casa, a disposizione dei servizi di ”intelligence” americani. E un bottino ancora più ricco Sabbadini lo troverà sulla scrivania personale del dittatore fascista dopo la sua morte.
Per anni, ha raccontato ancora il figlio Roger, Alex e’stato come molti altri esitante nel raccontare la sua avventura nel periodo bellico, le sue ansie e le sue vittorie .E solo in vecchiaia si e’ aperto in una serie di interviste filmate dai familiari. I documenti che aveva portato con se’ quando e’ tornato a casa sono pero’ rimasti intatti, perfettamente conservati in preziose custodie di plastica e pronti a raccontare dall’interno una storia ancora tutta da approfondire.
Adesso, nell’ospitare la cerimonia del passaggio di proprietà dell’archivio Sabbadini, l’Ambasciata Italiana di Washington dà un messaggio importante sia agli Archivi di Stato italiani che all’Holocaust Museum di Washington sull’importanza della loro cooperazione.
”Tra l’Holocaust Museum e gli Archivi di Stato italiani c’è un accordo di collaborazione, ma c’è ancora molto da fare, C’è stato un grande impulso nel lavoro di digitalizzazione e catalogazione dei documenti e anche noi al Centro Primo Levi cerchiamo di dare un aiuto e una consulenza per i progetti di interesse comune – osserva Natalia Indrimi – ma purtroppo ci sono ancora tanti archivi italiani ricchissimi, non soltanto in Italia, ma anche in Africa e perfino negli Stati Uniti, che meriterebbero di essere studiati”.
I documenti segreti di Mussolini all’Ambasciata Italiana di Washington