Wuz. Riapre SF Vanni, storica libreria italiana nel cuore di New York.
La grande mela, per i libri, da un po’ di tempo a questa parte sembra essere piuttosto una mela avvelenata.
Coliseum e Gotham, mitiche mete dei lettori newyorchesi, hanno dovuto alzare bandiera bianca già agli inizi del decennio scorso, e in seguito la situazione non è certo migliorata: i colossi del commercio online hanno messo in ginocchio anche quelli che – fino al giorno prima – erano considerati i pesi massimi del commercio librario. È una catena alimentare dove i confini fra prede e predatori si fanno incerti giorno dopo giorno.
Quel che è certo, però, è che i piccoli soffrono. Ma segnali incoraggianti per la “bibliodiversità” ci giungono d’oltreoceano, e anzi dal cuore della capitale del libro americano. Ecco una storia che lascia ben sperare.
L’appuntamento per tutti i lettori italofoni che vivano (o siano di passaggio) nella Grande Mela è fissato per la fine di gennaio.
È in quei giorni, infatti, che riapriranno al numero 30 della Dodicesima strada i battenti della mitica libreria Vanni.
Si tratta di una riapertura temporanea, che per qualche mese – sotto gli auspici del Centro Primo Levi – proporrà un inedito “formato pop up” (questo è quanto riportato dai comunicati stampa… in cosa poi si tradurrà effettivamente la definizione è tutto da vedere) per tastare il polso allo stato di salute delle librerie indipendenti nella città più liberal e colta degli States.
Mentore dell’iniziativa è Alessandro Cassin, direttore editoriale del Centro e figlio di quell’Eugenio Cassin che, con la piccola casa editrice Orion Press a Londra, pubblicò la prima edizione in inglese di “Se questo è un uomo”.
“L’obiettivo” spiega Cassin “è puntare i riflettori sulla storia dell’ebraismo italiano in America, ma anche resuscitare un mito”.
Già: e la parola non è abusata. Nella storia della libreria Vanni c’è davvero il mito di un piccolo imprenditore che seppe farsi carico di un’iniziativa coraggiosa, in un’epoca difficile e durissima per la maggior parte di quegli italiani che sbarcavano ad Ellis Island in cerca di una vita migliore.
Sante Fortunato Vanni arrivò a New York nel 1884, nel periodo immediatamente precedente l’apice dell’immigrazione italiana, e avviò la sua attività di libraio e stampatore al 548 West Broadway.
La libreria vendeva classici italiani, ma anche manuali d’inglese e dizionari (fra i quali anche un vocabolario siciliano-italiano), e si faceva anche vetrina di un ampio assortimento di quei generi merceologici oggi identificati sotto il nome di “nonbook“: riviste, cartoline, calendari, biglietti da visita, santini e materiale religioso per le varie diocesi.
Parallelamente, Vanni svolgeva anche l’attività di scrivano, occupandosi delle corrispondenze private e delle lettere commerciali per i tantissimi emigranti analfabeti.
Nel 1931 entrò in campo Andrea Ragusa, consulente editoriale appena arrivato dall’Italia. La libreria si trasferì in Bleecker Street, nel cuore del Village, e successivamente nella sede attuale sulla Dodicesima.
Ragusa non era certo un tipo qualunque: era infatti direttore generale della Fratelli Treves, una fra le case editrici più attive nel panorama di quegli anni.
Arrivò negli States con un proposito ambizioso: vendere la Treccani agli americani.
Fra le strade del Village, all’epoca, avevano sede le stamperie più importanti della città.
Ragusa pubblicava libri di argomento italiano in lingua inglese, e ben presto la libreria divennepunto di riferimento culturale imprescindibile per la comunità italiana a New York.
Questo durò fino al 1974, quando l’intrapredente libraio, editore e stampatore fu ucciso nel corso di una rapina davanti al negozio.
In quel momento la libreria Vanni stampava 138 titoli, ripartiti fra critica letteraria italiana e libri per le scuole.
Principale fornitore di libri italiani per le biblioteche pubbliche e universitarie in Nord America, la libreria passò nelle mani delle figlie Isa e Olga che la gestirono fino al 2004, quando il sipario calò definitivamente.
Ma l’America, si sa, è the land of opportunity, e una seconda chance non si nega a nessuno.
Così, eccoci arrivati ai giorni nostri.
Che fine avrà la seconda (o terza vita) di Vanni?
La palazzina sulla 12th street, a due passi dalla Casa Italiana della New York University, è circondata, come stretta d’assedio da più lati: da una parte, infatti, ci sono i ricchi e famosisocialites che aspirano a papparsi un pezzo di uno dei quartieri più iconici di tutta Manhattan; dall’altro, c’è l’ateneo che un pezzo alla volta sta cooptando per sé tutte le proprietà ancora disponibili nella zona.
L’iniziativa del Centro Primo Levi, insomma, somiglia all’insurrezione di un Davide umanista contro i Golia del commercio mass market…
Come andrà a finire? Stay tuned for more, e se passate per la Dodicesima strada, beh… comprate un bel libro da Vanni!