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New York Anni 30 L’italiano che anticipò Amazon

Parla Alessandro Cassin, che riapre la storica libreria fondata nel 1884 da un immigrato siciliano. Il successivo proprietario ebbe l’intuizione di vendere per corrispondenza i volumi fatti arrivare dal nostro Paese

C’era una volta una piccola libreria italiana a New York: l’aveva aperta nel 1884 (!) al 548 di West Broadway, in pieno Greenwich Village – all’epoca ancora un vero villaggio rurale al cospetto di Manhattan – un siciliano, il signor Sante Fortunato Vanni da Caltagirone. Vanni era un uomo dotato di coraggio, perché all’epoca gli italiani che sbarcavano da queste parti erano poveri braccianti analfabeti, poco avvezzi a tenere tra le mani un libro. Ma proprio in quegli anni, il Village stava iniziando a crescere, complice un’epidemia di febbre gialla che aveva fatto apprezzare a non pochi newyorkesi la sua aria più salubre, e poi da Vanni si poteva andare anche per farsi scrivere una lettera destinata ai propri cari rimasti in Italia, oppure per chiedergli di mettere per iscritto un contratto. Oltre che libreria la S.F. Vanni divenne presto anche stamperia e casa editrice, e tra i volumi in vendita spiccava il dizionario Siciliano-Italiano. E’ di queste e di altre cose che mi parla Alessandro Cassin, direttore editoriale della Centro Primo Levi Editions di New York, già cliente della storica libreria e pronto a riaprirla alla fine di questo mese, malgrado la crisi che anche qui attraversa il settore.

“Vede, il fatto è che in questo mondo sempre più virtuale, in cui i libri si comprano su Amazon perché ce li spediscono a casa e pure con lo sconto, le persone hanno ancora piacere di guardare negli occhi un autore, e di parlare con un libraio competente. New York è una città in continua trasformazione, ma passare davanti alla S.F. Vanni e vederla chiusa, per me che arrivato qui nel 1979 era un punto di riferimento, era ogni volta una stretta al cuore. Così ne ho parlato con la professoressa Olga Ragusa, figlia di quell’Andrea Ragusa, direttore della Fratelli Treves, che all’inizio degli anni Trenta si mise in testa di vendere la Treccani negli Stati Uniti e rilevò la libreria da Vanni, e l’ho convinta a farcela riaprire dopo la chiusura del 2004: questo posto ha una storia bellissima, perderla per sempre sarebbe stato un vero peccato”.

Andrea Ragusa, che trasferì la libreria prima in Bleeker Street e poi sulla 12ma Strada, morì nel 1974: editore di Giuseppe Prezzolini nei suoi anni americani, in poco più di quarant’anni pubblicò 138 titoli tra volumi di critica letteraria italiana e testi destinati alle scuole, allo scopo di diffondere negli USA la letteratura del nostro Paese.

“Fu lui, ben prima di Amazon, ad avere l’intuizione di vendere per corrispondenza i libri fatti arrivare dall’Italia in tutto il Nord America. Centotrentotto titoli sembrano pochi, ma all’epoca si trattava di un mercato davvero molto piccolo, e il signor Ragusa fece un lavoro straordinario. Le assicuro che è stato emozionante trovare nella vecchia libreria la scrivania su cui lavorava, le forbici e lo spago e la carta da pacchi che usava per le spedizioni. Per non parlare della qualità della carta che usava per stampare le sue edizioni: abbiamo trovato libri degli anni Trenta e Quaranta in perfette condizioni, con caratteri e copertine molto eleganti”.

Per il momento, la S.F. Vanni sarà un “pop up store” e un centro culturale in cui per qualche mese il Centro Primo Levi presenterà le proprie pubblicazioni.

“La prima stanza della libreria rimarrà com’era, non vogliamo toccare praticamente nulla. La seconda stanza invece diventerà una galleria e un luogo d’incontro in cui accogliere il pubblico in occasione di reading e presentazioni: sappiamo bene che oggi c’è chi va a questi eventi dopo essersi comprato il libro on-line, per poi farselo autografare, ed è per questo che le librerie si difendono ibridandosi e aprendo con tanto di caffè o ristorante. Ma vogliamo che nella sua nuova veste questa libreria torni a essere una vetrina non solo per le nostre pubblicazioni ma in genere per la piccola editoria italiana, che merita di essere conosciuta anche qui”.

Il Centro Primo Levi pubblicherà in questo 2015 una dozzina di titoli, sia in formato cartaceo sia in digitale, con l’idea di raccontare al pubblico americano la storia assai poco nota degli ebrei italiani.

“Il paradosso è che l’Italia è il primo Paese in cui gli ebrei si sono stabiliti in Europa dopo la Diaspora, ma gli americani pensano all’Italia come a un Paese solo cattolico: per dire, solo quest’anno la Norton pubblicherà per la prima volta le Opere Complete di Primo Levi. Quanto a noi, inizieremo col presentare alcuni titoli. Il primo, di Bianca Guidetti Serra, è un testo molto breve, appena una ventina di pagine, a cui però teniamo tantissimo: è intitolato Primo Levi, The Friend, venne pubblicato in Italia da Zamorani ed è una tessitura acuta e intelligente di ricordi personali in cui l’autrice evoca l’importanza dell’amicizia, del sentirsi parte di una cerchia di amici. Il secondo, di Gianna Pontecorboli, è intitolato Americordo – The Italian Jewish Exiles in America, uscito nel 2013 in Italia per Brioschi (con il titolo America Nuova Terra Promessa), ed è il primo ritratto collettivo dei 1800 ebrei italiani emigrati negli Stati Uniti all’indomani delle leggi razziali. Uno di questi era Andrew Viterbi, l’inventore dell’algoritmo da cui è nata la telefonia cellulare. Dopodiché ne seguiranno altri”.

Che cosa farete per la nuova inaugurazione della S.F. Vanni?

“Racconteremo la storia del signor Sante Fortunato Vanni e di Andrea Ragusa, e di questo posto piccolo ma meraviglioso, attraverso testimonianze e letture e proiezioni. E presenteremo il nostro progetto editoriale: d’altronde qui i libri si sono sempre anche stampati, quindi proseguiamo la tradizione”.

Così, chiusa lo scorso anno la mitica prima sede della libreria Rizzoli in cui Woody Allen girò una scena di Manhattan, e in attesa della sua riapertura ai piedi di un caratteristico Brownstone tra la 26ma e Broadway, New York ritroverà presto la sua primissima libreria italiana. Da parte nostra, le auguriamo di restare aperta ben più che pochi mesi: con la sua storia, se lo merita.

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